Riporto della conclusione della due giorni tra Veneto orientale e basso Friuli.
Tra una cantina e l’altra, in zona Valdobbiadene, è arrivata ora di pranzare; non abbiamo voglia di rischiare e quindi torniamo alle Tre Noghère, che avevamo già provato l’anno scorso con ottimi risultati.
Di giorno, la casa che ospita il ristorante, complice anche il sole (l’ultimo, prima che riprendessero le piogge...) mi sembra più bellina. All’interno è acceso un gran caminone centrale, che la volta precedente, a fine estate, era rimasto spento. Mia moglie, quando è inverno, è particolarmente soddisfatta al caldino.
La recensisco ancora perché abbiamo mangiato cose diverse, ma il risultato è sempre lo stesso: cucina di elevata qualità.
Le cose uguali all’altra volta sono il Prosecco della cantina Col S.Giacomo, sempre molto buono (la cameriera-proprietaria ci apre una bottiglia, ne beviamo poco più di mezza e ce ne farà pagare metà), l’acqua gasata, e i numerosi gonfietti di sfogliatine, come mise en bouche, aromatizzati con sesamo ed altre erbette.
Di primo prendiamo una sopa coada e una zuppa di farro, canellini e patate.
Entrambi i piatti ci vengono serviti in un mega-panone integrale, tondo, fatto in casa, quasi completamente svuotato dentro, con il coperchio fatto di pane, e ripieno con le due zuppe.
La sopa coada è il piatto forse più famoso della zona di Treviso. Dentro ci sono micro pezzetti di piccioni giovani (e teneri), cipolla, sedano, carote, brodo, prezzemolo, pepe, parmigiano, e il pane inzuppato, che col cucchiaio si raschia dalle pareti del mega-panone. Buonissima, uno spettacolo.
L’altra zuppa, l’ho assaggiata, è ugualmente buona e contiene le verdure citate, che navigano nel brodo e nel parmigiano.
Mia moglie si attacca ancora al cellulare per parlare con la bimba più grande, che proprio oggi (17 marzo) ritornerà a lavorare in Egitto... ma i padri devono sviare...
Il mio coniglio arrosto è straordinario. Sono quattro grossi pezzi con tanta ciccia, cotti alla perfezione, assieme al rosmarino e a tre fette di polenta abbrustolita, con un ciuffo di molesini. Erano lucidi, leggermente marroncini all’esterno, spennellati fino all’ultimo con il loro ottimo sughetto.
Il bacalà, a giudizio della Marta che se lo è pappato, era molto buono anche quello, abbondante, ben mantecato, servito ugualmente con la polenta alla griglia.
Concludiamo con un dolce per due: sfoglia di mele e noci, con cioccolato fuso e zucchero a velo... semplicemente eccezionale, giusto per due anche se era una porzione, bella anche la presentazione.
Il conto complessivo è stato di 59,60 euro.
Quando tornerò in zona, non potrò fare a meno di tornare a mangiare in questo locale.
Rimango minimal... non mi ricordo più se c’erano altri particolari, perché i pensieri di ieri e di oggi mi hanno occupato tutti gli spazi.
Imperdibile!!!
[joy]
18/03/2011