In questi anni ho spesso pensato che avrei dovuto fare una lunga recensione di questo locale, lunga come certi pasti protratti nel pomeriggio che qui ho fatto, ma poi mi veniva in mente sempre in momenti troppo distanti da una visita, e poi magari per lungo tempo non mi capitava di passarci, quindi farò adesso una recensione più leggera, adeguata al pasto molto rapido consumato venerdì scorso; una premessa di una certa ampiezza merita comunque di essere scritta.
Dalla fine del 2008 mi reco spesso a Bruxelles ospite di Emanuele, un amico d'infanzia (un amico delle vacanze per essere preciso, penso che molti di voi abbiano esperienze simili: bambini e ragazzi di altre città conosciuti sui luoghi di villeggiatura e poi rivisti ogni estate) da poco ritrovato grazie a skype e facebook; lì ho conosciuto molte altre persone divenute a loro volta miei amici e ogni volta che mi ci reco, per un week-end più o meno lungo, vivo delle giornate (e sopratutto nottate) estremamente animate rispetto alla mia normale vita milanese: confortati da litri delle varie birre belghe si passano ore a chiacchierare con persone giunte nella capitale europea da tutti gli angoli dell'unione, in dialoghi complessi in cui spesso si risponde in francese a una domanda in inglese per poi fare un commento in italiano e si cerca di tradurre qualche parola greca o tedesca.
Uno dei riti cui sin dalla mia prima visita gli amici mi hanno iniziato, assieme alla coda ai baracchini delle friture (dove cioè vengono fritte, dai più tradizionalisti nel grasso di bue, le patatine a fiammifero poi raccolte nel classico doppio cono di carta) a ore improbabili, è stato il pranzo alla Mer du Nord.
Questa pescheria si trova all'angolo tra la piazza Sainte-Catherine (Sint Katelijne per i fiamminghi) e la via omonima: su questa piazza e sul vicino quai aux Briques (Baksteenkaai) si affacciano quasi tutti i ristoranti di pesce più quotati della capitale (diversi dai locali-trappola per turisti che si affollano con effetto asfissiante nelle viuzze attorno alla Grande Place), ma è attorno al bancone metallico della Mer che, con qualunque tempo (solitamente molto variabile e tendente al piovoso), gli affezionati clienti – belgi, abitanti di Bruxelles di qualunque origine e turisti – si assiepano più volentieri. Una pescheria appunto: se volete comprare una sogliola da cuocervi a casa è qui che dovete venire, ma altresì potrete in loco gustarvi molluschi, crostacei e pesci, crudi o cucinati semplicemente per un prezzo molto contenuto.
Il classico pranzo alla Mer prevede un gran numero di amici, molti piccoli piatti ordinati via via e mangiati spartendoseli finché non sopraggiunge la sazietà , e numerosissime bottiglie di vino (in un'occasione cui io non ero presente si è arrivati a 17... in cinque), con la conversazione che si intreccia con gli altri avventori, in francese, inglese, neerlandese, spagnolo e giapponese, perché la stretta vicinanza intorno al lungo bancone o ai pochi tavolini alti cui si sta in piedi e la piacevolezza del cibo e delle libagioni spingono alla condivisione di pareri ed esperienze, gli stessi inservienti del locale tendono al commento più o meno salace, e alcuni miei amici avevano finito per stringere rapporti di familiarità con loro, specialmente un ex compagno di casa siciliano di Emanuele, un vero vip salutato festosamente dall'intero personale a ogni sua apparizione.
In ogni caso la trafila è questa: ci si fa largo tra la folla al bancone, si attira l'attenzione di un inserviente, si fa l'ordine (definitivo o parziale che sia) scegliendo dai piatti più semplici sulla lavagna o scegliendo un pesce intero che viene pesato e cucinato a richiesta, si lascia il proprio nome e si paga, quando la pietanza scelta è pronta (questione di minuti) si sente gridare il proprio nome e si ritira il piatto (con posate avvolte nel tovagliolo di carta e servendosi di fette di baguette), nel frattempo avendo conquistato un angolino al bancone, ai tavoli, o sulle panchine della piazza.
Venerdì ero solo – io ero in vacanza ma i miei amici lavoravano... restava inteso che se qualcuno fosse riuscito a trovare un'ora mi avrebbe raggiunto, ma non è stato il caso e oltretutto il tempo non era dei migliori – e quindi ho avuto l'esperienza della più breve tra tutte le soste alla Mer; ho deciso di andare su dei grandi classici, e ho quindi ordinato a Willy (uno dei più storici degli inservienti, mi ricordavo di lui) una porzione di moules parquées, cioè cozze crude, un vero classico bruxellois, e una di “scampis à la plancha” (per la verità in francese gli scampi vengono chiamati langoustines, mentre questi sono elencati sulla lavagna proprio come scampis... da crudi però sembravano piuttosto dei gamberi grigi, essendo però le code già separate dal resto non ho potute vedere se avevano le pinze e quindi resta incerto di quale crostaceo si trattasse in effetti), da bere il loro bianco argentino standard con tappo a vite, chiaramente niente di particolarmente avvincente, ma ben secco, non privo di un suo profumo, è capace di adattarsi a tutti i piatti senza stonare; ovviamente dato il tipo di situazione nessuno farà storie se qualcuno si porta del vino o compra una birra in uno dei tanti negozietti vicini, una volta, per un compleanno, avevamo la nostra bottiglia di Champagne, per la quale ci hanno fornito gentilmente un secchiello con acqua e ghiaccio.
Le cozze, freschissime sono arrivate rapidamente sul loro vassoietto di metallo, accompagnate dal barattolino di salsina alla senape: niente posate in questo caso, il modo tipico di mangiarle è rovesciare con un colpo di polso il mollusco ancora attaccato alla valva tenuta tra indice e pollice pucciandolo rapidamente nella salsa, e portarlo quindi subito alla bocca; per chi la preferisce non manca una fettina di limone.
Ho invece aspettato un po' i “crostacei” - giusto il tempo di finire il primo bicchiere di vino e ordinarne un secondo - questi sono arrivati, come tutti i “secondi” qui, accompagnati da un insalata verde con pomodori condita alla nordica con una salsa a base maionese tipo tartara... molti italiani potrebbero non gradire questo tipo di contorno, ma a me non disturba; in ogni caso erano ben carnosi e appena leggermente piccanti.
Finito il pasto ho pagato i miei 16.75€ (di cui 4.50 di vino), ho lasciato qualche monetina (è incredibile come si gonfia il mio portamonete a Bruxelles, effetto del fatto che le birre hanno quasi sempre un prezzo con decimali, 2.80, 3.40 e simili) nel barattolo delle mance e mi sono diretto da Fréderic Blondel in quai aux Briques per una tazza di cioccolata (il clima era datto), vi dico solo che questo cioccolataio fa quello che forse sono le migliori praline al mondo...
La mia valutazione di quattro cappelli si basa su una sorta di media. Da una parte merita senza dubbio il giudizio di imperdibile, è definitivamente un locale “incontournable”, per dirla in francese, di Bruxelles, cioè imprescindibile: non si può dire di aver conosciuto la città senza averci mangiato almeno una volta; di più dal punto di vista personale ci ho passato alcuni dei momenti più belli in assoluto della mia vita in questi ultimi tre anni, assaporandovi davvero la gioia di vivere. Però, comprensibilmente, andandoci in solitudine molta della magia viene persa, e si può arrivare a pensare che la cucina – in fondo – è troppo basilare per meritarsi il massimo punteggio.
In ogni caso, se vi capita di passare per la capitale europea programmate a ogni costo un pranzo alla Mer: non potrete avere di meglio, a questo prezzo, in tutto il plat pays.
Consigliatissimo!!
[Reginalulu]
31/08/2011
Si sente il profumo dell'intercultura, oltre che del cibo.
Il prossimo viaggio l'ho già deciso, sarà qui!
Grazie