Maremma – 1
L’aria fresca finlandese, che negli ultimi giorni ha spazzato via il caldo dalle mie parti, non arriva fin qua. Quando usciamo dalla spiaggia di Principina a mare - molto bella, pulita, una distesa di gigli bianchi alle spalle delle dune, poca gente e quattro bandiere blu per l’acqua e i servizi forniti - il termometro segna 38 gradi all’ombra.
Per pranzo ci tuffiamo nella Maremma più tradizionale.
Prima di Alberese ci sono solo campi gialli, riarsi da un sole accecante. In mezzo a questi campi, un’oasi.
Il Mangiapane è una baracchetta di legno in mezzo ad alcuni alberi verdi e a questo infinito di calore. Sotto un gazebo, separato dalla baracchetta, stanno due vecchie a mondare il basilico. Una (lo scopriremo dopo) è la cuoca, con tanto di cappellone da cuoco, largo sopra, che però non è tutto bianco, ma con una fantasia sul rosso ed è piegato sulle ventitré.
Il proprietario che ci viene incontro si mostra subito simpatico, sghiandato (orecchino, jeans e sigaretta in bocca perenne), ma, nello stesso tempo, preparato sulle varie attrattive della zona. Ci sono solo due avventori, evidentemente amici del proprietario, e simpatici pure questi, con cui facciamo subito amicizia. Mangiano sotto la tettoietta esterna in legno, perché dentro fa un caldo terrificante; lì fuori non è da meno, ma almeno lo scirocco sferza e dà una piccola sensazione di leggerezza. Noi ci associamo.
Impiantati sui primi discorsi... di dove siete... ma fa freddo lassù?... non possiamo fare a meno di mangiare quello che hanno mangiato anche loro e che ci hanno decantato come squisitezze della nonna.
Avevano perfettamente ragione.
Pici con le melanzane e ricotta di Manciano, più panzanella (pane ammollato nell’acqua di vegetazione del pomodoro, condito con olio extra vergine, con fettine sottili di pomodoro, fettine sottili di sedano, basilico, tonno), piatti che ci dividiamo. Tutto molto buono ed abbondante, innaffiato con un quartino di Vermentino Sauvignon IGT di Alberese, niente male, e una bottiglia di minerale gasata.
“Poste le mense a conviviar si diero e viviandò ciascuno a suo talento” (Monti), questa la dicitura sui biglietti da visita del locale, e, quando chiediamo spiegazione, il gestore ci racconta, ghignando, di un precedente frequentatore che è uscito con la frase “ah, non sapevo che il Presidente scrivesse anche poesie...”, oltre a dedicarsi all'attività di vampiro succhiasangue...
Ricotta montata con zucchero a velo , profumata con un liquore dolce non identificato, servita con la macchinetta da gelato in tre palle cosparse di cioccolato fondente fuso. Un solo dessert in due, buonissimo, così a mezzogiorno stiamo leggeri.
Conto 24,50 in tutto.
Bontà sopraffina, ambiente piacevole, della tradizione locale, per nulla turistico, il resto del menu era invitante con piatti a base di cinghiale, che però decidiamo di lasciar perdere. Non fosse per questo, per il caldo notevole e per l’assenza di aria condizionata, darei anche di più.
Per chi passa di qua, e non ha tante fisime, direi che è decisamente da non perdere, anche per assaggiare le altre robine della nonna.
Consigliatissimo!!
[cibus]
28/07/2012