Sur la route des vins d’Alsace – 10
Zakhor. Al Tichkah. Ricorda. Non dimenticare mai (in ebraico)
La stanchezza dei km. non prevale ancora e, quando torniamo in questi posti, l’ambiente circostante sembra darci una carica nuova. Itterswiller è in pratica un villaggio costituito da un viale, sepolto da fiori sgargianti, che sporgono da casette a crocicchio perfettamente tenute. Ci ha favoriti certamente l’estate e la conservazione dei gerani in questo clima perfetto, perché se uno ci va d’inverno, senza fiori, probabilmente non è la stessa cosa.
Au Caveau du Vieux Pressoir, significa Alla Cantina del Vecchio Torchio, e proprio in mezzo alla sala da pranzo c’è un enorme torcolo di legno vecchio di due-trecento anni, come ce ne sono altri lungo le strade dei vari villaggi. Il locale è piccolo, una quarantina di coperti in un’unica stanza bellissima, con travi di legno scuro, puntoni a crocicchio sulle pareti, muro bianco sbrofolo, tanti quadri e arnesi appesi, oltre al mega torcolo.
Hanno anche B&B e provo ad immaginare come dev'essere la colazione…
La proprietaria cameriera ci porta subito una mise en bouche costituita da un piccolo pinzimonio di verdure crude a bastoncini ( peperoni rossi, gialli e verdi, carote e zucchine) che abbiamo intinto in una ciotolina di ceramica bianca contenete salsa tonnata. Buona.
Da bere oridino una demie di riesling di Remy KIeffer di Itterswiller da 12,5 gradi, molto buono, fresco, aromatico. Poi una mezza Lisbeth gasata.
Siamo quasi alla fine della vacanza e i miei pensieri svolazzano, anche per il libro che sto leggendo… dietro di noi una tavola con sei tedeschi rumorosi, che ridono fragorosamente a bacchetta, tutti insieme… mi sembra che 70 anni non siano passati da allora…
Arrivano le entrèes: lumache con crema all’ aglio servite con due triangoli di pasta sfoglia friabilissima e champignons, terrine di anatra con verdure crude, pomodorini con pistacchi, zucchine crude allo yogurt. Abbondanti come entrèes, e veramente deliziose. Bella anche la presentazione.
Quando ero piccolo mia mamma mi diceva che non dovevo avanzare niente a tavola e di pensare ai morèti dell’Africa che morivano di fame. L’enormità della choucroute presentatami davanti mi fa pensare a mia mamma e a quella frase, ma i morèti nella mia testa di quel momento vengono sostituiti dai bambini del Vel d’Hiv. Siamo in Francia, zona storicamente appartenuta ai nobili germanici… solo sotto i Carolingi divenne un’unica contea... e dopo la guerra dei trent’anni venne ceduta alla Francia... per passare di nuovo alla Germania nel 1870... per passare di nuovo alla Francia dopo la prima guerra mondiale... ovviamente occupata dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale... e diventata nuovamente francese dal punto di vista amministrativo dopo il ’45.
Il piatto è molto grande: patate saltate in tegame con dadini di pancetta affumicata (buonissime), crauti lessi (buoni, normali, senza la finocchina che inseriscono in Alto Adige) e poi uno stinco di maiale gigantesco, di una tenerezza immensa, friabile, quasi dolce, sensibile (si può dire sensibile? a me pareva sensibile), cotto alla perfezione, da commozione.
La Marta ne avanza mezzo e io almeno un quarto e avanziamo anche i crauti, che erano di dimensioni teutoniche, e anche un po’ di patate… ma era un piatto eccellente… A saperlo prima avremmo dovuto chiedere solo la choucroute.
Un dessert ormai l’avevamo ordinato, e arriva… porzione imponente… una fettazza grossissima di gelato alla panna con una parte esterna alla marasca, una interna alla fragola, farcito con meringa. Dolce paradisiaco, ma riusciamo ad avanzare anche quello…
Il servizio è stato molto gentile e in un’ora e mezza avevamo finito la cena.
Conto da 68,20 euro, giusto, anzi a buon mercato in Francia per una qualità sopraffina ed una quantità fuori misura.
Posto superiore. Mi rimane un po’ di malinconia per aver avanzato.
Imperdibile!!!
[carolingio]
27/08/2012