"When you want more than you have, you think you need.
When you think more than you want, your thoughts begin to bleed.
I think i need to find a bigger place,
'Cause when you have more than you think, you need more space"
Eddie Vedder
"Quando vuoi più di quello che hai, pensi di averne bisogno.
Quando pensi più di quello che vuoi, i tuoi pensieri cominciano a sanguinare.
Penso di dover trovare un posto più grande,
Perchè quando hai più di quello che pensi, hai bisogno di più spazio"
Lascio la lingua grigia di asfalto e noia, all'uscita di Chiusi e mi addentro lungo la strada che conduce a San Quirico d'Orcia.
Un sole grande e mansueto mi guarda dall'alto con dolcezza e mi fà l'occhiolino attraverso la finestra aperta di una villetta contornata dagli ulivi.
La mini prosegue la via come se sapesse da sola dove andare, desiderosa pure lei di immergersi nella pace e nel verde di questo paradiso.
Io mi lascio cullare dalle onde della strada, che con il loro ritmo soffice, mi inducono ad una calma interiore che non avevo da qualche tempo.
Dopo poche curve sono contorniato da aculei di grigia roccia senese che spuntano dai ciuffi di erba nuova come il dorso di un'iguana, appena dopo si fanno largo dei campi coltivati, probabilmente disegnati dalle sapienti mani di un geometra altolocato, inframezzati da colline dolci e confortanti come solo un ventre di mamma sà essere.
E poi, all'improvviso, mi esplode in pieno volto un panorama a perdita d'occhio, un mare fatto di terra e sudore, appena increspato da refoli di maestrale.
Sono rapito.
Davanti a spettacoli di questo genere è difficile pensare che dietro non ci sia una mano Divina.
Alzo leggermente il volume dello stereo perchè Eddie Vedder stà per iniziare ad allagare gli altoparlanti con l'altamarea della sua voce, ed anche in questo caso è praticamente impossibile non scorgere un tocco Divino nelle sue corde vocali.
Eddie non possiede una voce normale ma un autentico grimaldello con il quale, sistematicamente da venti lunghi anni, riesce sempre a scardinare le porte della mia anima ed attingerne a piene mani fino quasi a farmi male.
Sono commosso.
Ritorno così a pensare ad un bel momento di solitudine appena passato, il mio recente pranzo consumato ad Orvieto.
Ho approfittato di un paio di ore libere per visitare il centro e, dopo essere rimasto basito dinnanzi alla bellezza del Duomo, mi rifugio in una bella trattoria vicino al teatro.
Ambiente elegante e molto curato, affreschi alle pareti e costose bottiglie di sassicaia ed ornellaia a far bella mostra di sè sugli scaffali all'entrata.
Solo una coppia di francesi è presente in sala.
Un ragazzo molto cordiale e magro a dismisura mi fa accomodare ad un tavolo accanto ad un bue affrescato e mi porta il menu.
Discreta scelta e prezzi non da trattoria.
Con mia grande sorpresa, la cucina tipica orvietana prevede alcuni piatti nei quali il protagonista è il piccione, ed io naturalmente mi ci butto a capofitto.
Tagliolini all'uovo con sugo di piccione e piccione in salmì con patè di olive.
Mi viene proposta una mezza boccia di Monrubio igt ed io accetto di buon grado, rimanendone colpito per la leggerezza immediata al palato (non un gran segno) seguita da una robusta persistenza e buona sapidità. Un ottimo vino da pasto. (Sangiovese, ciliegiolo e montepulciano)
Mi lascio accompagnare dai commenti della "Rosea" al funerale del compianto Direttore Candido Cannavò (giornalista mirabile e ultimo baluardo dei romantici) e mi ritrovo in compagnia di atleti e campioni olimpici.
Grande.
Arriva il primo.
Gialli, sodi, spessi, ruvidi.
I tagliolini sono eccezionali ed il sugo, leggermente rosso dove trionfano chiodi di garofano e bacche di ginepro, è irresistibile.
Ogni forchettata richiama il calice di vino ed ogni sorso di rosso pretende un boccone di pasta.
Connubio perfetto.
Non posso esimermi da fare i complimenti per questo piatto e noto che sono ben graditi quando una donnona fà capolino dalla cucina e mi ringrazia con un sorriso.
Il salmì è discreto, mi lascia solo un pò di noia sul palato la pelle, che è leggermente collosa e che scarterò ben presto.
Ma il patè di olive è abbondantissimo e squisito, probabilmente "tirato" con un ristretto di piccione, e così mi lancio in un agguerritissima sfida all'ultima scarpetta che naturalmente vincerò, essendo l'unico partecipante .
Finisco il piccione ed anche il vino e sono beato.
"Pancia piena il ciel mi aiuta" (è carina anche così, no?)
Un caffè gradevole ed un conto da trenta euro chiudono il pranzo.
Un ultimo sorso di acqua gassata ed esco tra le mura millenarie di questo ennesimo gioiello della nostra bella Italia.
Se passate da queste parti, non perdetevi Orvieto e neppure la Grotta.
Sono ormai arrivato a Montalcino dove mi aspetta un cliente, ma sì dai, ce la farò a tornare a casa ad un orario decente, sono solo le quattro.
Ma che bel pomeriggio!
Adìo Zèmian.
Consigliatissimo!!
[candy]
27/02/2009
Molto serena e pacata la parte del pranzo a base di piccione, quasi atmosfera da altri tempi.
Complimenti, mi e' piaciuta un sacco anche questa recensione !!!
:)