La barriera autostradale di Salerno è per molti turisti un incubo. Lunghe code ai caselli costringono ad estenuanti attese, ancor più sofferte dopo ore ed ore di viaggio. Non parliamo poi del caldo che fa da contorno a questi scenari tipicamente estivi. Neanche la splendida vista dei monti Lattari, impervia dorsale della costiera amalfitana e della penisola sorrentina, coperti da una natura rigogliosa, può consolare più di un telepass!
Eppure a ben guardare, lungo il raccordo autostradale “Salerno-Avellino”, che potrebbe tradursi in gergo gastronomico “Mare-Monti”, è possibile programmare una sosta al fresco clima collinare di uno dei più organizzati comuni della provincia di Salerno.
Parlo di Fisciano, facente parte del comprensorio territoriale che ha dato vita alla moderna e prestigiosa Università di Salerno, una delle poche in Italia ad avere la struttura del campus, con 1 km² di estensione e una popolazione studentesca di quasi cinquantamila iscritti. Una grande cittadella universitaria ricca di zone verdi, in cui sono situati gli edifici delle varie facoltà, con biblioteche, residenze universitarie, impianti sportivi e parchi.
Siamo a pochi minuti dal capoluogo, ma la strada sale verso l'Irpinia, e così spesso i salernitani la percorrono nel tentativo di sfuggire alla soffocante calura estiva. La provincia di Salerno vanta da tempo una grande sensibilità nei confronti della raccolta differenziata dei rifiuti, e Fisciano è uno dei comuni più all'avanguardia per ciò che riguarda la raccolta differenziata, recentemente premiato anche dal Ministero dell'Ambiente.
Programmare una sosta è dunque possibile, ed è ancora più consigliata se avete avuto la felice idea di prenotare un tavolo alla Bottega dei Mangiari. Il locale è particolarmente suggestivo, con mobili antichi, oggetti di varia natura, pentole di rame e antichi piatti da cucina appesi alle pareti. Ornamenti floreali e quadri completano un ambiente accogliente ed elegante, con tavoli ben distanziati.
Ma la Bottega dei Mangiari non smette di sorprendere, con un giardino interno di rara bellezza: un prato ornato da piante e fiori, circondato da un muro sormontato da un rigoglioso vitigno d'uva, il tutto a formare una coreografia di rara pace e serenità. Purtroppo la serata era piuttosto frizzante e abbiamo deciso di cenare all'interno, ma spero di poter tornare presto per poter rimediare a questa sofferta rinuncia.
Non poteva mancare una visita ai bagni, eleganti e moderni, in coerenza con la scelta di qualità e la cura di ogni particolare operata dal titolare del ristorante: lo chef Bartolomeo Landi. Purtroppo non vi è stato modo di incontrarlo di persona, ma al suo posto hanno con eloquenza parlato le sue creazioni gastronomiche che non sarà facile dimenticare.
Il menù è ricco di proposte, con piatti di sapore tradizionale e altri che rivelano una ispirazione creativa con accostamenti abbastanza insoliti, ma che hanno ampiamente superato, alla prova del palato, ogni riserva, e la sorpresa si è tramutata in compiaciuti e complici sguardi di assenso e apprezzamento.
La cena è iniziata con una serie di generosi assaggi di antipasti, tutti molto gustosi, che riepilogo per comodità di lettura:
- Lasagnetta alle melanzane
- Carciofo ripieno
- Crostoncini con provola e funghi
- Crostoncini con provola e salsiccia
- Crostoncini con pomodoro fresco, aglio e basilico
- Torta salata con formaggio e spinaci
A questo punto ci siamo resi conto che difficilmente saremmo arrivati al secondo, e di sicuro la prossima volta, se dovessi sedere senza una grande fame, salterò gli antipasti per dedicarmi ai secondi, tutti molto invitanti, riportati nel menù. La scelta del primo è stata particolarmente sofferta, ma alla fine, certo che avrei potuto assaggiare anche qualche altro piatto, con la solidale collaborazione dei miei amici, ho scelto “Spaghetti di grano duro con la colatura di alici”.
Spiego brevemente che la colatura di alici è un prodotto agroalimentare tradizionale campano, tipicamente prodotto nel piccolo borgo marinaro di Cetara, nella Costiera Amalfitana. Le origini di un prodotto gastronomico simile pare risalgano ai Romani, che producevano una salsa analoga alla colatura odierna, chiamata garum. La consuetudine venne poi in qualche modo recuperata nel Medioevo da parte del gruppo monastico dei Cistercensi, presenti in Costiera, e tramandata sino ad oggi.
Alle alici, appena pescate, vengono rimosse la testa e le interiora, messe sotto sale in botti di castagno o rovere, e poste sotto pressione con dei pesi. Ne fuoriesce un liquido ambrato, dal sapore e profumo intenso di mare, che viene poi filtrato e usato come condimento.
Il piatto proposto dallo chef Landi si è rivelato superiore ad ogni aspettativa, gusto stratosferico arricchito sapientemente da non più di tre/quattro pomodorini e prezzemolo. Subito dopo ho assaggiato, come preventivato, anche i primi scelti dai miei amici:
- orecchiette con provola pomodorini e rucola
- risotto ai profumi della costiera con gamberetti
Quest'ultimo piatto è risultato davvero fantastico, con il profumo di agrumi a valorizzare il tutto in un insieme originale e gustoso. Complimenti anche per le porzioni, tutte soddisfacenti, che hanno dato modo al cliente di scegliere se limitarsi nella quantità da mangiare, come sempre dovrebbe essere, e il tutto non certo a scapito della qualità.
Un aspetto che, per le mie opinioni in materia, ho molto apprezzato. Mi piace che si metta al primo posto il cliente e non le pretese snobistico provinciali di chi propone la miniporzioncina come simbolo della sua presunta "promozione sociale", e purtroppo senza che nessuno, liberandosi dal conformismo, avverta l'imperativo categorico di sottolineare che il “re è nudo”.
Eccellente anche il servizio curato da tre giovani, sorridenti e gentilissime ragazze, molto competenti e preparate, sempre “presenti” al tavolo senza farsi notare. Una menzione particolare merita anche la carta dei vini, tra le più fornite e qualificate che io abbia mai avuto modo di vedere, con prezzi che mostrano un approccio molto corretto verso l'avventore, con ricarichi assolutamente onesti.
Tra le centinaia di bottiglie proposte, in considerazione dei gusti forti e decisi di antipasti e primi, abbiamo scelto un “Vigna Vecchia” dell'azienda vitivinicola Perinelli, della piacentina Val Nure. Un vino che si ottiene dalla vinificazione di Cabernet Sauvignon, Pinot Nero e Barbera, maturato per 12 mesi in barriques.
Non si poteva non far provare ai miei parenti modenesi una bottiglia del re dei vini della Campania, un Taurasi docg del 1997, dell'Azienda di Crogliano di Montefalcione in provincia di Avellino. Un vino ottenuto dalla "vite hellenica", già nota agli antichi romani ed oggi conosciuta come uva aglianico, dal profumo intenso ed elegante, affinato per 24 mesi in botte di rovere e 5 mesi in bottiglia.
Abbiamo terminato la cena con un sorbetto di fragole e ciliegie, nel quale il dolce della ciliegia ben si sposava con il lieve acidulo delle fragole, compensandosi a vicenda in un eccellente equilibrio di gusti. Conto finale, comprensivo di 50 euro per le due bottiglie di vino, circa 27 euro a testa. Non riesco a ricordare nella mia esperienza un migliore rapporto tra qualità, quantità e prezzo.
Un motivo in più, oltre quello affettivo, naturalistico e culturale, per ritornare di tanto in tanto nella mia terra natale.
Un grazie di cuore va ai miei cari amici Alfonso ed Enza, che ci hanno condotto in questo notevole ristorante, e che hanno completato la loro squisita accoglienza offrendo la cena all'intera delegazione modenese, senza lasciare alcuno spazio ai nostri portafogli… come nella migliore delle tradizioni della Magna Grecia, non dispersa dai secoli, che vuole l'ospite sacro.
Un grazie anche alla piccola Francesca, di 17 mesi, che dopo essersi fatta spupazzare dai presenti, nonostante il loro accento straniero, si è placidamente adormentata, consapevole che verrà anche il suo momento per condividere gioia e serenità intorno ad un tavolo.
Imperdibile!!!
[mizoguccini]
05/06/2009
:)