RaInMaN's IrIsH cRoNiChLeS (chapter 2: last but not least )
"...In realtà la parola "giardino" non esprimerebbe al meglio la contemplativa magnificenza di quella florida natura, che si distendeva maestosissima, spuntando dalla tagliente foschia, come il delfino, nel suo salto, spunta dalle spumose acque dell'Oceano..."
(o mi sbaglio, Falcon? )
Chiedo subito un piacere a chi mi legge.
Ecco, sedetevi sulla vostra poltrona più comoda, liberate la mente dai pensieri negativi ed immaginate.
Immaginate la pace più assoluta, dove non ci sono macchine nè televisori, nè tantomeno ingombranti computer che ronzano.
Niente città, siamo ben fuori dall'irrespirabile cofano della nostra routine, qui siamo nel mondo di Morfeo.
Un posto magico, esoterico, solitario e contemplativo, che quasi sembra uscito dalla penna di qualche autore, o ancor meglio dalla vostra stessa fantasia.
Ma sì, voi conoscete benissimo l'Hilton Park, perchè ci andate tutte le volte che vi sentite frustrati, delusi o arrabbiati.
Come faccio a dire questo?
Lo dico perchè l'Hilton Park è l'isola che non c'è, dove ci rifugiamo in noi stessi quando il mondo ci delude, e ci "lecchiamo le ferite" immaginando un futuro luminoso quanto improbabile.
Fino al 24 giugno, pensavo che "l'isola" esistesse solo nella fantasia dell'uomo, ma no, non è così.
Siamo a Clones, in una Opel Astra blu, ai 60 all0ora.
Facciamo fatica a trovare la strada corretta, tant'è che in Irlanda non ci sono quasi mai indirizzi specifici per le abitazioni, quindi mi vedo costretto a telefonare a più riprese al conte Madden, gestore e proprietario della mansione, nonchè erede di nona generazione della famiglia nobiliare locale.
John Madden è molto umile nonostante la sua posizione, lo si capisce già dalla sua voce, paziente ma decisa, accomodante ma ferma.
John Madden sa quello che fa, su questo non c'è dubbio.
Finalmente riusciamo a trovare la "retta via", ed individuiamo un antico cancello, a tre miglia dal paese di Clones.
Le inferriate sono circondate da una boscaglia fitta ed impenetrabile, ed aprono la strada verso il maniero, che non si vedrà per oltre dieci minuti di macchina.
Eccoci di nuovo dentro al nulla, in un intenso e profumato bosco che si perde all'orizzonte, mentre il cielo (stranamente limpido) sembra quasi dare un buon auspico al nostro cammino.
Qualche lepre selvatica saltella quà e là, e le fronde degli alberi vibrano con le note di un tiepido venticello estivo.
Incrociamo la macchina del conte, che sta dirigendosi lentamente verso il paese.
Una macchina semplice ed essenziale, perchè i veri ricchi non hanno bisogno di dimostrare di esserlo.
Finalmente scorgo il volto del nostro gentile ospite, che ormai avrà toccato la sessantina abbondante.
Occhi azzurri schietti, capelli bianchi, camicia a quadri e, ovviamente, garbata stretta di mano, con il proposito di rivedersi più tardi nel maniero.
Finalmente arriviamo al palazzo, originale del diciottesimo secolo.
Non mi perdo in lunghe descrizioni artistiche, perchè non sono minimamente portato all'architettura, ed inoltre finirei per superare il limite massimo di parole in una recensione (peraltro gastronomica).
Basti sapere che l'interno non tradisce l'esterno, che a sua volta può tranquillamente tenere testa, come bellezza, alla già maestosa accademia di Modena (sebbene sia un pò più piccolo e meno imponente).
Non facciamo in tempo a parcheggiare la macchina, che arriva Lucy, la cortesisissima moglie di Mr Madden, che addirittura si offre di portare sù le valigie per noi (invito gentilmente declinato).
Con gli occhi aperti (diciamo pure spalancati) dallo stupore, veniamo condotti all'interno di un vero e proprio castello.
Pavimento in pietra antica, tappeti raffinatissimi e quadri costosissimi sparsi ovunque.
Appeso alle scure e cromaticamente profonde assi di legno, è agganciato addirittura un dipinto originale della scuola di Rubens, che ha disegnato personalmente (si dice) un viso dei personaggi nella scena.
Che dire? solo quel piccolo pezzo di tela ha un valore pressochè incalcolabile.
Lucy ci fa accomodare nel salotto, anch'esso completamente imbottito di cimeli storici e affascinantissimi.
Seduti su un comodo divano antico, sorseggiamo un ottimo tè, accompagnato da qualche fragrante fetta di torta al forno.
Finiti i convenevoli (comunque graditissimi, nonostante la stanchezza), veniamo scortati in due enormi stanze, che sarebbero la vera gioia di un qualsiasi ladro e trafficante d'arte .
I letti a baldacchino sono altissimi, il bagno è curatissimo e la vista sui giardini è qualcosa di indescrivibile.
Prima di cena, decidiamo di incamminarci nel verde infinito della mansione, che ospita tra l'altro un immenso lago, attorno al quale la natura è ancora completamente preservata e rigogliosa.
"...Dopo aver vagato a lungo attraverso la romantica e decadente boscaglia, che si infittiva sempre di più, giungemmo a destinazione.
Le acque di un placido lago, riflettevano i raggi della Luna Piena contro la facciata di un enorme edificio,che non faticherei in vero a definire Castello...".
La passeggiata è stata lunga e gratificante, quasi c'è il rischio di perdersi nei mille sentieri del conte, se non fosse perchè la famiglia Madden tiene molto all'ordine, ed ha un'equipe specializzata di giardinaggio che cura il tutto quotidianamente.
Avete presente gli immensi boschi irlandesi, popolati da folletti giocherelloni ed intrisi di lontane magie verdi?
Ecco, delimitate il tutto in 600 acri ( ovvero 4046,8 metri quadrati moltiplicati per 600 ) ed avrete il giardino dell'Hilton Park.
Vabbè, basta con il pollice verde, passiamo ai fatti.
Pre-cena nel salotto, con un meraviglioso bicchiere di Chablis (sì, ho detto Chablis stavolta ) Premier Cru, che scorre giù meravigliosamente, e che il conte ci offre gentilmente, in memoria della precedente visita dei miei genitori, che hanno stabilito un record assoluto di intervallo cronologico: ben 19 anni!.
Ci rechiamo poi nella sala da pranzo, bellissima e pregiatissima, mentre il signor Madden si aggira tra il nostro tavolo e quello degli unici altri ospiti, parlando un pò dei vini con cui potremmo accompagnare le varie portate della cena.
Mentre mio padre sceglie, mi perdo nella contemplazione del favoloso ambiente: posate e bicchieri di prima scelta, tovaglie ricamate e sedie antiche originali.
Assieme allo "starter" decidiamo di finire il Premier Cru, mentre per il secondo indirizzeremo la nostra scelta verso un Chianti, di cui purtroppo non ricordo l'etichetta specifica.
Eccoci, le meraviglie hanno inizio.
Una cameriera avvenente, dalla semplice ma raffinata bellezza nordica, porta al nostro tavolo tre invitanti "insalate marinare".
In un cespuglio di cipolle crude dolci, sedanini ed erbette aromatice varie, sono adagiati piccoli tocchetti di anelli di totano, tentacolini di polpo e gamberetti freschi.
Dieci e lode ad un piatto delicatissimo nonostante le apparenze, che si sposa perfettamente con le profumate note dello Chablis.
Fatti scomparire con cura tutti gli abitanti del mare, possiamo finalmente passare ad una squisita zuppa calda di ortaggi vari (manco a dirlo, coltivati nell'orto del conte).
Sapore molto leggero e gradevole: l'ideale preparazione gustativa ad un bel filetto di agnello.
Esso arriva in un meraviglioso piatto, sul quale verseremo anche un paio di cucchiaiate di salsa bernese della casa (complemento validissimo).
Mentre i vari panini integrali (appena sfornati) finiscono, arriva un grosso vassoio di verdure prelibatissime.
Fagiolini saporiti, zucchine scottate in padella assolutamente delizose, finocchietti selvatici incredibilmente buoni.
Prendiamo anche un pò di squisite patate arrosto, che calcano con maestria gli intensi e genuini sapori delle tre grosse fette di arrosto, perfettamente "pink".
Il Chianti, lasciato aperto dall'inizio del pasto, ha finalmente perso quell'aura di eccessiva pesantezza, e riesce ora a navigare placidamente nelle nostre gole e nel nostro spirito rinfrancato.
Siamo nuovamente estasiati, all'arrivo di una grossa terrina di insalata verde, condita con un filo d'olio ed un poco di sale.
Si capisce a prima vista che le foglie sono provenienti da un orto curato e di onesta e semplice lavorazione.
Di nuovo dieci e lode, e lo dice uno che non ama particolarmente l'insalata, specialmente quella proposta in zone estere.
Mentre i genitori spazzolano una selezione di formaggi (accompagnati da vari crackers e da un'ottima cotognata), riposo le mie mandibole stanche, ed incrocio lo sguardo con il conte, che rivela una presenza costante ma non invadente, presente ma discreta.
Un vero professionista ed un autentico gentleman.
Arrivano finalmente i dolci, che non potrebbero essere più freschi e buoni.
Tre panne cotte con salsa di mirtilli e relativi biscottini.
Che bontà!!!
Annebbiati dalla grande quantità di cibo e dai fiumi di buon vino, barcolliamo con stanchezza verso i nostri letti, e cadiamo in un sonno profondo, lungo e sereno.
Il sonno che solo in paradiso può esistere.
Cinque cappelli sono d'obbligo, quasi bisognerebbe inventarne un sesto apposta.
Il prezzo finale è stato di 65€ a testa, ottimamente spesi.
Non pensavo che il paradiso fosse meno caro di Bottura .
Con questa recensione, chiudo la descrizione dell'Irlanda eno-gastronomica.
Con un pizzico di malinconia, da adesso in poi continuerò a scrivere recensioni nostrane, anche se mi mancherà un pò la rievocazione di questi luoghi magici che ho visitato, e che rimarranno sempre nel mio cuore.
L'Irlanda è un luogo che neanche i libri ed i documentari possono descrivere appieno: essa sa essere magicamente indescrivibile.
Niente più parole, non mi resta che congedarmi e ringraziare chi mi ha letto fino a qui, nella speranza che un giorno queste mie piccole cronache vi siano di aiuto.
Saluti
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Rainman
Imperdibile!!!
[g.falconline]
29/06/2009