Siamo in 4, l'organizzazione ha latitato parecchio, sono quasi le 8, sappiamo che dobbiamo cenare ma non abbiamo idea dove, tra l' altro è lunedì sera, ed è il 3 agosto. Non è caldissimo, dunque tralasciamo la montagna ma pensiamo di cenare fuori: l' oca bianca. E' un po che non ci vado ma la ricordo con piacere. Una telefonata veloce, c'è posto. Andiamo.
Ci accomodiamo nel porticato. La combricola vuole mangiare gnocco fritto e crescentine (che dai 400 mt in giù tutti chiamano tigelle e non ho mai capito perchè; una volta ero più intransigente e mi dava fastidio, ormai invece, che non sono diventato saggio, ma ho capito che il mondo va esattamente sempre in direzione contraria, non ci faccio quasi più caso).
Facciamo però un pò di fondo: bis per 3 di pecoroni, la specialità della casa (grossi ravioli ripieni di ricotta di pecora e erbette, voto 7,5, il ripieno è ottimo ma le dimensioni aumentano ogni volta che ci vado, e sempre dal lato della pasta) e gnocchetti di patate conditi con un sugo ai fiori di zucca (ottimi, delicati, gustosi, da scarpetta finale, voto 9).
Partiamo con una bottiglia di Acino della Corte Manzini, uno dei miei Grasparossa preferiti e una di acqua.
Andiamo con gnocco e tigelle (mi adeguo, anche perchè, per quello che mangiamo, meglio chiamarle così). Il guazzabuglio che ci viene servito consiste in un attrezzo per la fonduta con al centro una fiammella che tiene calde le tigelle (sottili, poco croccanti, insapore, tutto il contrario di come sono le crescentine in origine, che, se volete verificare in bontà consiglio sempre di assaggiare, come il gnocco, da sole: se piacciono così difficilmente deluderanno con il companatico; queste invece, esattamente come il gnocco che ci verrà servito successivamente - non unto ma assolutamente insignificante- svolgono la sola funzione di traghettare tutto il resto nello stomaco), 6 vaschette intorno con feta (?), formaggio morbido e rucola, e assaggi di verdure crude in insalata (voto complessivo 5,5). Se penso al gnocco fritto e alle crescentine tradizionali queste sono entrambe da 4 (tra l' altro le tigelle hanno forma esagonale ...) se invece si tratta di un modo alternativo di proporre questa gemma della cucina modenese e di sdoganarla dalla sua tipicità, il voto si alza leggermente senza comunque raggiungere la sufficienza. Arriva il tagliere di affettati: prosciutto (6,5), salame (6), ciccioli (7), pancetta (5 per noi, 10 per uno dei 2 gatti che ci gira intorno e che a fine serata ci chiederà di informarlo alla nostra prossima visita); qualche accenno di formaggio (6), battuto di pancetta, senza lardo (! sv), marmellate, nutella, intongoli di salsiccia (5,5) e fagili in umido (8), scamorza alla piastra (6,5), e, forse, dimentico qualcosa. Insomma, troppa roba, che metà resta lì, salvo mangiare 40 tigelle e 20 pezzi di gnocco a testa, e che in gran parte non aggiunge niente di più al piacere che si potrebbe ricavare da poche cose giuste. Per mandare giù proviamo con un Sorbara di Zucchi, che non conoscevo, e con il quale non credo diventeremo amici. 2 Semifreddi alla frutta, che in realtà è gelato ghiacciato annegato di frutti di bosco e guarnizioni di mandorle e salse preparate, di ogni tipo, e 4 caffè.
Cena non trascendentale, ma nella media. 149 Euro che diventano 140, 35 a testa, secondo me, troppi.
Dunque: il posto resta carino, anche se il venticello di ieri sera dava concreta testimonianza della vicinanza dei cavalli e del fatto che anche loro probabilmente avevano esagerato con la cena (in campagna, però ci sta), le ragazze che servono ai tavoli brave e carine, i primi buoni. Lascio a chi legge tutte le considerazioni del caso sull' esperimento del quale ho ampiamente parlato, e aggiungo nota di demerito per il conto. Totale: 2 cappelli.
Buono
[Funghetta]
04/08/2009