Sabato 7 novembre, ho voglia di mangiare dell'anguilla. Lo dico a mia moglie la quale approva immediatamente l'idea. Pensiamo di andare a Comacchio, però è già mattina tardi e per arrivarci ci vogliono almeno 2 ore e mezza (evitando l'autostrada alla quale mia moglie è un po' allergica). Mi viene un'idea, accendo il computer, pagina di Google e digito “specialità anguilla”; al primo posto della pagina dei risultati della ricerca compare: “Trattoria ai Cortili” specialità castrato, rane e anguilla ai ferri…una sbirciatina al sito e apprendo che è a Santa Maria Codifiume, frazione di Argenta (Ferrara), neanche 80 chilometri, poco più di un'ora e mezza e saremo là. Telefono per accertarmi che abbiano l'anguilla e per prenotare: tutto ok, si parte. Imposto il navigatore per il tragitto più corto e così mi faccio guidare per strade secondarie, poco trafficate ma molto suggestive perché attraversano la sperduta campagna emiliana che in questi giorni assume i bellissimi colori dell'autunno. Arrivati a Santa Maria Codifiume, dobbiamo percorrere ancora un chilometro e mezzo per arrivare a Borgo Cortili, dove si trova la trattoria e da cui prende il nome. Arriviamo alle 12:30. Sull'ingresso è posta una bell'insegna in ferro dipinta in cui spiccano un mandolino (e capiremo poi il perché) ed un fiasco di vino adagiati su un tagliere per la sfoglia con tanto di mattarello. Il locale è la tipica trattoria di campagna; alle due sale, di cui è dotata, si accede attraversando il locale bar. Siamo accolti da una gentile cameriera (che apprenderemo poi essere la figlia del titolare) che ci fa scegliere dove accomodarci. Solo due tavoli sono al momento occupati, ma anche gli altri andranno via via riempiendosi. Sui tavoli già apparecchiati è posto un pieghevole che reclamizza quattro serate a tema con vini DOC che verranno effettuate di venerdì a partire dal 13 novembre. Sempre dal pieghevole apprendiamo che la Trattoria quest'anno festeggia i 60 anni di attività. La sala è molto semplice, alle pareti, rivestite di perlinato di legno, sono appesi alcuni strumenti musicali. Nella parete vicina al nostro tavolo vi è l'apertura per il passavivande da cui si può ammirare l'attività svolta in cucina da due energiche signore. Ordiniamo: io prendo i cappellacci di zucca alla maniera ferrarese (rigorosamente fatti a mano dalla signora Gigliola, moglie del titolare) conditi al ragù, mia moglie, che ama le rane, al posto del primo, una porzione di rane impanate (passate nell'uovo e pane grattugiato; vengono servite anche nella classica versione semplicemente passate nella farina e fritte), per secondo naturalmente anguilla ai ferri che, su consiglio della cameriera, viste le dimensioni, ne basterà una sola da divedere in due con contorno di verdure alla griglia. Da bere una bottiglia di acqua frizzante e, visto che non è elencato nella carta dei vini, chiediamo se fosse possibile avere del Fortana, vino rosso da bere giovane, fresco, brioso, leggermente frizzante ideale da accompagnare piatti a base di pesci di valle ed anguilla. Raffaele, marito della cameriera e genero del titolare, dice di attendere un attimo e torna poco dopo dalla cantina portandoci una bottiglietta di Fortana da 375 ml. fatte imbottigliare appositamente, con tanto di etichetta della trattoria, in occasione del 60° anniversario e che saranno offerte come gadget a chi presenzierà alle serate a tema. Sono sicuro però che ne occorrerà almeno un'altra. I cappellacci erano ottimi, giusta cottura e ripieno molto saporito conditi con un buon ragù. Anche mia moglie li ha giudicati molto buoni. Lei intanto si godeva le sue rane e, vista l'abbondante porzione, le ho dato una mano. Premetto che non sono tanto amante del piatto ma devo convenire che erano squisite, giusta impanatura, per niente unte e nessun sapore di fritto che potesse stonare. Gianni, il titolare, aveva 16 anni quando cominciò a lavorare nel locale aperto dai propri genitori nel lontano 1949. Il papà Nerio, appassionato suonatore di mandolino (ecco il perché dell'insegna) organizzava spesso serate danzanti per amici e clienti e la trattoria divenne presto luogo d'incontro per suonatori ed orchestrali. Tradizione portata avanti da Gianni, anche lui suonatore di mandolino. Ora, a 76 anni, è ancora presente in sala, ci porta via i piatti vuoti non senza però prima chiederci se abbiamo apprezzato le portate, segno di rispetto e attenzione nei confronti del cliente. Come previsto siamo senza vino (giudizio: buono) e chiediamo un'altra bottiglietta. Dopo una giusta pausa, arriva l'anguilla ai ferri servita in una terrina già privata della lisca centrale e divisa in due porzioni distinte. Decido di non cospargerla di limone per gustarne appieno il sapore. Al primo boccone io e mia moglie ci guardiamo e da entrambi parte un'esclamazione di approvazione incondizionata: cottura perfetta, per niente grassa, sapore eccellente, dimostrazione della freschezza della materia prima. Dalle dimensioni pensavamo di non finirla, ma non è stato un sacrificio arrivare in fondo. A piatti terminati e portati via, compare in sala la cuoca a cui facciamo i complimenti ed alla quale chiediamo quale segreto ingrediente avesse usato per insaporire così bene l'anguilla. Candidamente risponde che ha aggiunto solo un po' di sale ma che il vero segreto sta nella cottura, va girata varie volte sempre asportando il grasso che di volta in volta espelle. Ma non sempre è facile, perché a seconda dei periodi e dell'anguilla stessa a volte quasi si disfa durante la cottura e non è facile girarla senza perderne l'integrità, altre volte la carne è molto più consistente ma è difficilissimo staccarla dalla pelle; non era questo il nostro caso in quanto, dal controllo dei piatti tornati in cucina, aveva già appurato la facilità con la quale ne avevamo staccato la carne. Decidiamo che indubbiamente valga la pena assaggiare anche i dolci (anche questi fatti da loro). Io prendo una coppa di mascarpone al caramello e mia moglie la zuppa inglese: entrambe da leccarsi i baffi. Praticamente tutto il personale impiegato nell'attività fa parte della famiglia e l'atmosfera familiare che regna è contagiosa: scambiamo qualche parola con la nostra vicina di tavolo, una bella ed elegante signora di una certa età; dapprima commentiamo i piatti poi, mentre aspettiamo i caffè, la confidenza aumenta, ci racconta che vive a Ferrara ma che lì a Santa Maria Codifiume ha un grosso podere a frutteto e che viene tutti i giorni a sovrintendere ai lavori degli addetti. Il sabato e la domenica pranza sempre in trattoria ed è ormai di casa. Vuole che dopo pranzo la seguiamo perché ha intenzione di farci vedere il podere e la casa colonica ristrutturata. La seguiamo di buon grado, ci offre da bere, facciamo delle foto, ci regala una cassetta di mele, ci scambiamo i numeri di telefono, ci salutiamo baciandoci: siamo diventati amici. Ho aggiunto nel finale l'incontro con la signora Paola perché penso sia stato facilitato dall'atmosfera che regna ancora in questi locali di campagna. Non ho potuto fare a meno di pensare: in quale altro posto uno si porterebbe a casa due perfetti sconosciuti appena incontrati al ristorante? Lì ci si sente tutti parte di una comunità e il rapporto umano ha ancora un valore. Per tornare alla recensione ricapitolo: un primo, tre secondi, due contorni, due dolci, due caffè, una bottiglia d'acqua ed una di vino (la somma delle due bottigliette) per un totale di 74,40 euro. Ed in più la consapevolezza di aver trovato un posto dove tornare sicuramente. Giudizio 5 cappelli meritati sia per il cibo, la cordialità del personale e la bellissima atmosfera respirata in quell'indimenticabile sabato di novembre.
Aggiungo, per chi volesse fare almeno una visita virtuale, l'indirizzo web: www.trattoriacortili.it
Imperdibile!!!
[Piggo]
14/11/2009