Tour de France gastronomico con contorni - 2
Ci sono cinque grandi farfalle gialline pallide, punteggiate e contornate di nero, distribuite su cinque metri di lavanda fiorita, sopra un muretto di granito grigio arancio, sotto un cielo azzurro intenso.
Grimaud è un bellissimo paesino medievale, dotato di uno splendido arredo urbano, pieno di fiori. Sopra il village fleuri, l'immancabile castello, che domina la penisola di St. Tropez.
La Bretonnière è nella piazzetta dei Penitenti, a mezza collina, un po' fuori dal percorso pedonale principale, vicino ad una chiesetta romanica, che ha la campana ricavata da un buco nel muro di sasso. Plumbago che scendono dalle parti.
Un'atmosfera silenziosa e quasi misteriosa nella piazza deserta (vivacizzata un po' solo dal ristorantino): mi fa venire in mente l'adattamento di uno sceneggiato televisivo della prima RAI, “Il segno del comando” (con Ugo Pagliai), che a me piacque molto.
Abbiamo trovato un bravo ottico, in un incasinato centro commerciale, che ha sistemato egregiamente gli occhiali della Marta, e quindi siamo più rilassati.
Che avesse cominciato a girare giusta, me n'ero accorto, incredulo, e sospendendo d'improvviso le mie intemperanze scaramantiche, quando dalla mattina della presa della Bastiglia abbiamo cominciato a trovare parcheggio al primo colpo, nel posto giusto, al momento giusto, arrivando quando un'altra macchina stava uscendo, quasi sempre all'ombra. Cose inaudite, per chi cominciava ad essere avvezzo alla sfiga.
Decidiamo concordemente di non prendere vino per stavolta, perché il rincaro in ristorante ci sembra eccessivo da queste parti. Quindi ci siamo comperati (in un supermercato che aveva uno spazio equivalente ad un appartamento solo per il Rosè de Provence) una bella bottiglia di Rosè dei vignerons di Grimaud (6 euro), ci siamo bevuti di gusto l'aperitivo fresco nella nostra chambre d'hotes al ritorno dal mare, e al ristorante abbiamo ordinato una birra alla spina, oltre alla solita Badoit (che costava 20 centesimi meno del precedente ristorante).
Il Rosè provenzale acquistato è molto buono, ma non è straordinario, seppur molto reclamizzato; sta qualche punto sotto il Lagrein Rosè che avevo bevuto la settimana prima in Alto Adige.
Due mise en bouche allietano la nostra attesa famelica, si trattava di piccole sfoglie con polvere di curry con un po' di paprika sopra, almeno credo, o paprika dolce, non è facile individuare con esattezza le spezie spolverate sopra il cibo, e qui in Francia ne usano parecchie. Buone.
L'ambiente è piacevolissimo, all'interno di un vecchio edificio ben ristrutturato, addossato ad altri nella piazzetta di pietra, con mobili d'epoca e strani arnesi appesi ai muri. C'è anche un plateatico fiorito con quattro tavolini sulla piazza, ma noi preferiamo l'interno con un condizionatore quasi impercettibile, ideale. Ci sono “solo” 29°, ma l'umidità è molto elevata.
I nostri due menu saranno uguali, caso raro.
Si comincia con un risotto (influenza italiana nella Côte d'Azur) ai frutti di mare e gamberi. Ottimo, ben mantecato, con la presenza di qualche giovane foglia di spinacio, credo messa dentro cruda a qualche minuto dalla fine della cottura del riso. Una bella idea. Squisito, cottura perfetta.
Di secondo arriva una bouillabaisse incandescente, piatto tipico di Marsiglia e di tutta la costa sud francese. Per chi non la conosce, si tratta di una zuppa di pesce, simile ad un cacciucco, nel suo brodo di pomodoro, denso nella giusta misura. All'interno io e mia moglie abbiamo individuato patate, sedano, finocchio carote, zafferano e anice stellato. Mi sono fatto portare tre cestini di pezzetti di baguette per pocciare: più si va a fondo, più è bello denso...
I pesci erano tre (abbiamo chiesto) ed in quantità giusta, leggermente abbondante (si trattava di una terrina piena ciascuno...): orata, S.Pietro e triglia. Eccezionale. Alternandola alla birra, per non scottarmi troppo la lingua, ho fatto una sudata memorabile.
Assieme alla bouillabaisse ci è stata servita una maionese allo zafferano (che richiamava lo zafferano della zuppa), con crostini di pane abbrustoliti e aglio crudo da grattare a piacere. Tutto buonissimo. Il nome della piazzetta inganna.
Nello spazio tra il secondo e il dessert, vedevamo uno scorcio di cucina con lo chef (il proprietario, che molto gentilmente ci aveva telefonato due ore prima per confermare la prenotazione che avevamo fatto nella sua segreteria telefonica � si vede che è uno che ci tiene a far le cose bene), con lo chef, dicevo, che preparava quasi tutte le cose al momento.
Quindi abbiamo ordinato una tarte a base di fette di mele saltate nel caramello in tegame e un po' di cannella, simile alla tarte tatin, con una pallina di gelato alla vaniglia sopra. Bollente e gelido vicini, da brividi. Squisita.
C'eravamo stati, con medesimo appagante risultato, anche due anni fa, ma stavolta è andata ancora meglio e abbiamo speso addirittura di meno.
Terminiamo qui, soddisfattissimi della cena e anche del servizio gentile e discreto delle due cameriere (una, la moglie francese del proprietario, l'altra, una bravissima nordafricana) al prezzo di 33,50 euro a testa, che ovviamente risente un po' della mancanza di vino.
Comunque, superlatif!
Al ritorno, dopo la cena, un altro bel bicchiere di Rosè per finire meglio ancora. Ovvero anche: come ovviare con gioia alle possibili chiavate locali.
Imperdibile!!!
[Reginalulu]
28/07/2010
Non vado matta per la cucina francese, ma direi che questa buillabaisse è proprio da provare....ovviamente con scarpetta all'italiana