Prima, ci passo in mezzo, lungo la strada, vigneti mezzi rossicci parte per parte, ai rumeni mescolati con i nostri nonni, sotto l'ombra dei pergolati, per difendersi da un sole tiepido, pranzare col panino nelle mani scure e tre fette di salame nostrano, seduti sulle cassette di legno ancora vuote, in mezzo alle pile già piene d'uva, con un buon bicchiere.
Loro sono arrivati all'aurora, quando la nebbiolina sta ancora evaporando nel cielo che prende colore. Adesso è un giorno asciutto, vespe che ronzano e uva calda.
Dopo, mi infilo dietro i loro trattori con i carrelli ricolmi, che in qualche momento fanno la coda, fino alla Cantina Sociale. L'aria è tutta impregnata dell'odore del mosto. Non si tratta di un vino eccelso, ma ti inebria lo stesso, ti pervade, vino vero, vino popolare, da un euro e trenta al litro, rosso di un rubino che ha questo valore umano, mescolato con la corvinona, la rondinella e la molinara, oppure, prima che il freddo questo te lo imponga, giallo paglierino, mescolato con la garganega e la trebbiana. Sincero, e non sta a guardare la damigianetta da venti litri abbondanti, perché vengono fuori sempre ventisei euro tondi. Ora che i tini friggono, frigge un po' anche lui, dopo il travaso nel mio bottiglione.
Consigliato!
[Jimi Hendrix]
08/10/2010